RIASSUNTO DELLA STORIA DI
LADY MARIA CONCETTA BREDA
E DELLA SUA FAMIGLIA


Terres 6 dicembre 1999

Circa 20.500 giorni fa, una dolce e timida sartina di nome Maria Concetta, conobbe una sera un bellissimo Carabiniere, dall'animo nobile e gentile, ma dal pugno di ferro, che le chiese di sposarla.
Dopo vari, "Ma mi no, mi no so, mi spetarìa", che precedevano come un rituale il fatidico "SI", si sposarono un bel dì di luglio.

 

Ancora la sera fecero fagotto e partirono mano nella mano verso le insidiose terre del Nord, in un paese freddo e lontano, dove sprach man Deutsch und ass man viele Kartoffeln mit Watschingerhonig.

Faceva tanto freddo, ma questo non impedì che dopo nove mesi (o forse più perché era un po' elefantino), nascesse un bel bambino, grande e grosso e cattivino. Essendo il primogenito, pensarono di chiamarlo Esaù (come quello famoso della Bibbia), ma il prete non volle un nome così importante e allora optarono per Giancarlo.

Fu a questo punto che un fotografo ambulante immortalò la neoformata famigliola.


Qui vediamo Maria Concetta e Giovanni con il primogenito, che, considerata l'espressione della mamma, già non godeva di grande stima. Lo sguardo esprime chiaramente l'idea, che più tardi metterà in atto, di scaraventarlo dalla lunga rampa di scale in pietra. Le conseguenze di quella caduta vennero condivise tra Maria Concetta e una ignara malcapitata che entrerà in scena qualche decennio più tardi.

Seguirono i tempi duri della guerra, la drammatica fuga in Egitto, pardon a Lancenigo, paura, separazioni, privazioni, ma non tali da impedire che dopo un anno e mezzo nascesse la sospirata femminuccia, portata direttamente sulla slitta, dalla Befana che aveva gironzolato tre giorni, senza mèta, nella neve altissima. Mai in Veneto si era vista tanta neve come in quel gennaio 1945!

E un giorno di primavera la guerra finì e la nostra bella famigliola si rimise in marcia per terre lontane e sconosciute.
La prima tappa fu Cles, ridente borgo nella valle dei Nònesi; seguì San Lorenzo in terra crucca, dove c'erano boschi splendidi, montagne indimenticabili, ma dove il freddo picchiava duro e la caserma che avevano occupato aveva sempre i fiori di ghiaccio alle finestre e tanta neve da spalare davanti alla porta. Ancora neve e freddo, ma non tale da impedire un'altra sfornata e per la gioia dei due primogeniti la casa si arricchì di un altro bel bambino, biondo, bravo e remissivo.

I due fratelli custodi che ne seguivano i primi passi e le lunghe passeggiate in slitta, avevano scelto per lui una ferrea disciplina spartana (non appena giravano l'angolo di casa) e il povero malcapitato non poteva non diventare obbediente e bravo, talmente bravo che, qualche anno più tardi, per un pelo il Signore non lo colse per farne di lui un Suo Ministro. Anzi, più che per un pelo, furono i capelli ricciuti di una delicata maestrina bergamasca che lo fece bruscamente dirottare e ritornare nel mondo dei comuni peccatori, restituendolo alla Società e alla famiglia.

Se la Chiesa perse un futuro buon Ministro, la Società acquisì in cambio un ottimo filosofo e un esemplare marito e padre, e che padre! Quattro figlie a raffica e nessuno è convinto che sia finita!

Ma a questo punto corre l'obbligo di chiudere la parentesi e di ritornare indietro per contemplare i pellegrinaggi della famiglia Breda.


A San Lorenzo Sottozero, seguì il paese di Denno, ancora paese della Valle dei Nònesi. (Notare come i Breda amassero zigzagare dall'Alto Adige alla Val di Non, dove più tardi uno di loro metterà addirittura le radici e probabilmente le...ossa).

Denno a quei tempi era un modesto borgo di contadini, bracconieri, Santi, Preti, Generali, corazzieri, Gaengster e giocatori di bocce.

Fu in questa terra particolare e ricca di contrasti che Lady Maria Concetta, mise al mondo il suo ultimo gioiello, che assorbì in parte le caratteristiche della popolazione autoctona, come intelligenza, astuzia, lungimiranza, ecc, ecc...

Da Denno, il Carroccio della famiglia Breda, si avventurò in terra bergamasca e lì si arrestò e lì costruì la tenda di famiglia.
A questo punto, papà Giovanni depose la spada e si mise a coltivare la terra con ottimi risultati, affiancato da Concetta che ai lavori della terra alternava quelli della cucina, della cura dei figli e della macchina da cucire.
Le sue belle e laboriose mani non si fermavano mai, distinguendosi in tutte le discipline sopra citate.
Ma la tenda cominciò a diventare un po' stretta.
Il primo ad andarsene, con grande soddisfazione dei genitori, fu il primogenito, studente-lavoratore, dall'animo nobile e generoso, ma inquieto e irrequieto, che contagiato per giunta da una moglie avventuriera, partì in cerca di fortuna, nelle insidiose terre del Nord, lasciandosi alle spalle una fortuna più sicura.

Lavorò, studiò, arrampicò, cercò, ma più che pepite, trovò sassi, talvolta macigni che spesso gli sbarravano il cammino. Al suo fianco, sempre la piccola avventuriera che lo aiutava e sosteneva in modo che lui potesse ogni tanto concedersi delle piccole pause ricreative: sci, pesca, tiro con la fionda, montagna, volo, rampichino, funghi, lumache, lombrichi...

Tutto questo gli permise di sopravvivere senza l'aiuto di alcuno, nella terra degli orsi e dei lupi. Ora, afflitto da 44 problemi di salute, invoca la pensione, per lui miraggio irrangiungibile e crudele beffa.


 

Alla partenza del primogenito seguì quasi in contemporanea quella della secondogenita, Rosanna, che scelse però saggiamente di rimanere nell'orbita del nucleo familiare, affiancata dal marito Claudio S., che tra le altre virtù annovera quella di allacciarsi spesso il grembiule di cucina, per aiutare la moglie, abitudine del resto praticata da tutti i componenti della famiglia Breda, ad accezione di uno che odia qualsiasi genere di legacci che non siano quelli delle scarpe.
Rosanna e Claudio sono amanti dei viaggi, dell'ordine, della cultura e traducono per hobby importanti testi antichi. All'occorrenza, Rosanna, sa praticare un massaggio cardiaco, farvi una endovena, guarirvi dal torcicollo; in altre parole salvarvi la vita, o accelerarvi la morte, il tutto senza darsi tante arie.
A distanza di due lustri scarsi, scavalcando il fratello Roberto, che avrebbe avuto la precedenza, partì a mo' di "figliol prodigo" il piccolo Claudio. Mangiò ghiande e radici amare fino al giorno della "piuma nera sul cappello".
Si riabilitò col sudore della fronte e ritornò alla tenda del padre che non aveva mai smesso di amarlo.

Si maritò a 21 anni, rinnegando ciò che aveva sempre affermato: "Io non mi sposerò mai perché troverò sempre tante donne che avranno cura di me."
Superò anche lui tante tempeste e burrasche, ma dalla sua bocca non si udì mai un lamento.


Si vanta di essre il più fi..., anzi il più bello della famiglia, ma è un'opinione tutta sua, un complesso di superiorità che nasce dal fatto che non ha ancora nessun capello argentato.
Da qualche tempo si dedica alla pittura, con risultati a detta di "certi" critici, assai sorprendenti.

L'ultimo dei figli a lasciare la tenda paterna, fu Roberto il Buono e anche lui, come Rosanna rimase nei dintorni, praticando come hobby il "Palazzinaro" in proprio, disseminando il territorio bergamasco di case a quattro e cinque stelle. Non se ne andò lontano come gli altri tapini, ma da buon filosofo annusò silenziosamente l'aria e grattò la terra in superficie e trovò l'oro sotto i suoi piedi. E' stato l'unico tra i fratelli a cingere il capo con la corona di alloro.
Amante dei traslochi, cambia casa ogni 4-5 anni, ovvero ogni figlia e un quarto circa. Nella tenda rimasero quindi Maria Concetta e Giovanni che, liberatisi dei figli, poterono godersi un lungo periodo di pace e di serenità. La tenda familiare divenne un punto di riferimento importante per i figli e le loro famiglie.
Una sera di dieci anni fa, papà Giovanni ha reso le armi ed è andato avanti, ma il suo ricordo è sempre vivo in tutti i familiari.

Nella tenda ora c'è solo Concetta che ogni tanto si scoraggia, ma non sa quanto sia ancora preziosa la sua presenza.
Adesso, no la ga pi da combàtar co nesuno dei fioi, ma solo col diabete, co artrosi, el polistirolo e la nebia sui oci, ma la xe sempre meio de tanti altri e a pol goderse a libertà, quea libertà che tuti noi, fij, nuore, genero e nipoti, no gavemo. Noi però ghe auguremo de godersela in serenità el pì a lungo posibie.

Tanti auguri Lady Maria Concetta !!!!!!!!!!!



Antonietta Dalpiaz Breda

Terres, 6 dicembre 1999

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